C’era una volta il Palo di una volta. E a riportarci lì, con un tocco di nostalgia e un fischietto senza una piega, ci ha pensato Marco Dovigo, arbitro della prima ora, che dopo 16 anni di silenzio è tornato a calcare la scena con la stessa calma olimpica con cui fischiava un tempo. Commosso lui, commossi noi.
Ma il sentimentalismo finisce qui, perché in campo è stato un massacro sportivo. I Mala Del Force, dopo due sconfitte che li avevano lasciati col muso lungo e la calcolatrice in mano, decidono che per qualificarsi serve una sculacciata epica. E la infliggono proprio ai Colpiti, che chiudono con zero punti ma tanto, tantissimo onore.
Partenza sprint di Marco Parpajola, che mette subito due timbri pesanti in avvio. Poi si scatena l'orchestra: Sartori, Zulian, Kharabouche, Colizza... e chi più ne ha più ne colpisca. Un’ondata che nemmeno la pioggia di metà primo tempo riesce a fermare. Dieci minuti di sospensione, qualche goccia che fa scena, e si riparte con la stessa musica. I Colpiti provano a tenere botta con Chiumento, Gusso Davide e Conte Federico, ma non basta.
Con questo 10-3 i Mala Del Force acciuffano il treno per gli ottavi di finale, superando in extremis la concorrenza delle migliori terze. Un premio alla perseveranza, e a un gruppo che da qualche anno viaggia tra il ricordo degli antichi fasti e il tentativo di costruirne di nuovi.
I Colpiti, invece, salutano il torneo con zero punti e una differenza pali da incubo, ma anche con la dignità di chi ci mette la faccia, sempre. Per Daniele Gusso & co. una passerella finale forse amara, ma carica di affetto: sono patrimonio storico del TdP, e senza di loro il TdP non parte proprio… a proposito di storia: bentornato, Dovigo.
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