PAL IN DROMO
1 - Bocca Giuseppe
1 - Kreko Egi
1 - Schiavon Nicola
1 - Spinello Simone
PALOONEY TUNES
1 - Cardinale Mattia
2 - Volpato Nicolò
3 - Zanon Pietro
Sarà stato l’esonero di Mister Schiavon? Sarà stato il profumo di riscatto dopo il passo falso all’esordio? Fatto sta che i Palooney Tunes (gli ex Titohunga in salsa 2025) tornano finalmente a graffiare. E lo fanno con una prestazione tutto cuore e muscoli, contro dei Chicchelini in giallo canarino, che fa rima con cartellino. Non male come mimetismo.
Pronti via, ed è subito Cardinale a piantare il primo sigillo della serata. I Chicchelini però non stanno a guardare e ribaltano tutto: Moscato Matteo infila una doppietta che sa di rivelazione, Sarzetti lo imita con piglio da veterano, e a pochi minuti dalla pausa il tabellone (che non c’è) dice 3-1 per loro. Sembra indirizzata, ma non avevano fatto i conti con tal Zanon.
Nel secondo tempo si accende il valzer. Volpato timbra due volte il cartellino, Zanon fa tris in meno di dieci minuti e prende in affitto un pezzetto di area Chicchelina. I gialli accorciano ancora con Moscato (tripletta per lui, applausi), ma la rincorsa finisce lì. Il finale è arroventato, anche perché il direttore di gara Rasi – sezione di Milano Marittima, spiaggia 45 – distribuisce ammonizioni come gelati al lungomare: tutti ne vogliono uno, e nessuno lo digerisce bene.
Finisce 6-4 per i Palooney, che riaprono un girone che sembrava già incanalato. A quota 3 con differenza negativa, servirà battere i Pinko Palo, così da potersene bellamente sbattere i pali di quanto faranno Chichellini e Deportivo nella loro gara, Proprio i Chicchelini, dopo la scorpacciata dell’esordio, incappano in un brusco risveglio: tre punti, sei di differenza, e tutto ancora da decidere nello scontro diretto contro i ragazzi dello Stanzino. E sarà una partita da non perdere: per chi sogna gli ottavi... e per chi non ama i calcoli.
Quando la brace si affievolisce e le ultime salsicce di Galeone scivolano tra pane e maionese, è il momento perfetto per il gran finale. Solo che – col senno di poi – finale non è. Per i Colpiti da McKinley sembra più l’epilogo, mentre per i Ratti Pauli suona come l’ouverture di qualcosa di molto più grande.
I Colpiti partono forte. Ma bastano tre giri d’orologio ai Ratti per rimettere le cose in chiaro e poi dominare, banchettare. Amato segna, sorride e poi segna ancora. Pastore Nicolò lo imita con la leggerezza di chi la sa lunga, Pace Ray danza tra le linee, Favaro fa quello che vuole. L’intera squadra gira, e gira bene. Faccin, vede una squadra con qualcosa in piuì rispetto agli anni scorsi : c’è fiducia, c’è gamba, c’è storia. E si vede.
I Colpiti? Provano a rientrare. Gusso accende una fiammella, Conte la alimenta, Fungenzi la tiene viva fino alla fine. Ma il distacco è ampio, troppo. E il punteggio finale – 8 a 4 per i Ratti – fotografa un divario che oggi non ammette discussioni. A fine gara, lo sguardo perso di Conte e Chiumento verso il campo dice tutto: il torneo si è messo male, la strada è in salita e ora serve più di un'impresa per rimettere insieme i pezzi.
Per i Ratti Pauli invece è tutto un altro film: 6 punti in due partite, ottavi già in archivio, entusiasmo alle stelle. La sensazione? Che stiano crescendo al momento giusto. E se trovano ritmo, sono una delle mine vaganti più pericolose del torneo. Da qui alla gloria il passo è lungo, ma vuoi vedere che....
Se la prima gara era partita con l’odore di brace, la seconda è vissuta con la griglia a pieno regime. Le salsicce sfrigolano, le birre ghiacciate vengono spinate a rotta di collo e gran parte del pubblico accorre da Galeone, ché il Palo, si sa, si gusta meglio a pancia piena.
In campo? In campo si balla. Male per la Mala, bene (anzi: benissimo) per questi Cicloni che sono giovani, ma giocano con l’intelligenza tattica di chi è cresciuto a video dei Subo di fine anni Dieci.
Eppure la Mala non parte male: si affida ai soliti noti, e qualcosa di buono si intravede. Parpajola detta i tempi con la disinvoltura di chi ha già vinto titoli di squadra e personali, Breveglieri Luca trova due pali che profumano di redenzione dopo la falsa partenza.
Ma i Cicloni sono un vento che non avvisa: improvvisi, rapidi, dirompenti. Apre Calore con una doppietta in avvio che mette subito i brividi. Poi arrivano Marinaro, Pivato e Turetta, e il tabellino si riempie come il vassoio di salsicce grigliate da Galeone. Tutti a segno, tutti coinvolti, tutti con quella fame di vittoria pari a chi, questa sera, è accorso per i panini onti.
Il ritmo è alto, la partita vibrante, il finale serrato: 5-4 per i più giovani, e la sensazione che stiano davvero cominciando a capire il mestiere.
Le salsicce, intanto, si stanno esaurendo. Ma il sapore del rammarico resta sulla griglia – lato Mala del Force. Due sconfitte su due, e una rincorsa che ora si fa in salita.
In classifica, i Cicloni a quota 6 volano: punteggio pieno, differenza positiva e qualificazione agli ottavi in tasca. Mala ferma a zero, costretta a vincere contro i Colpiti, sperando poi nel favore dei numeri e degli astri. E intanto, qualcuno sussurra: “Questi Cicloni… sono una bella sorpresa”.
Non è una partita, è un’abbuffata di contrasti. La prima gara della serata si gioca con il termometro – a detta dei presenti – oltre i limiti dell’umano, tra lingue penzoloni, borracce evaporate e il profumo di salsiccia che sale dalla Griglia del Galeone. Lo si capisce subito che non sarà una gara da ritmi vertiginosi: il primo tempo sembra un… boh. Di certo non una partita di Palo.
I Bafana? Mezzi in vacanza, rimaneggiati e forse pure spaesati. Ma in campo c’è comunque chi la sa lunga: Paccagnella fa il Paccagnella (che, da regolamento, significa “segna, sempre”) e la banda gialloverde (anche oggi in amaranto) si prende il vantaggio.
Dall’altra parte, l’Atletico Perniente indossa la sua versione più fedele al nome. Ma un faro nella nebbia c’è, e si chiama Martin Mattia: palista di razza, talento silenzioso con il piede che fa poesia. Il suo primo palo – al 21’ del primo tempo – è roba da museo. Si vocifera che la Commissione Stile lo stia già incorniciando come Miglior Palo del Torneo.
Nel secondo tempo i Bafana sembrano in controllo: salgono sul 4-1 e la pratica pare archiviata. Ma l’Atletico ha un sussulto d’orgoglio, ancora con Martin in cattedra, che ne piazza altri due e riapre tutto. Finale incandescente, con due occasioni clamorose per il pareggio: palo sfiorato e mani nei capelli, ma il destino stavolta fischia tre volte.
In classifica, i Bafana salgono a 6 e agganciano i Calli in vetta al girone, con lo scontro diretto ancora da vivere. Atletico ancora a secco, ma con questo spirito (e con Martin così), il discorso qualificazione è tutto fuorché chiuso.
Minuto di silenzio anche qui, in un campo carico d’attesa e significato. Poi la parola passa ai Pali. E parlano forte. Certo, quando vedi scendere in campo Tridello, Ruzza & co. contro Rossetto, Afi, Ruzza (nel tanto attesissimo derby di famiglia) e compagnia Dura, capisci subito che non sarà una serata normale. Un derby dal sapore epico, vissuto come una semifinale, con tutto il peso della storia su entrambi i lati. E per un tempo, i Sassi riescono persino a tenerlo in piedi.
Il primo lampo è di Rossetto Andrea, che apre le danze con la stessa eleganza che contraddistingueva il padre (campione della prima edizione del TdP). Poi, dal nulla, il boato: Gnudi Giacomo, tira fuori il colpo che riporta i Sassi in parità. E a inizio ripresa, doppietta di Tridello e rimonta completata. Ma poi...
Poi i Duri decidono che è ora di fare sul serio. Afi si scrolla la ruggine, Kadisi raddoppia, e da lì in poi è un assolo granata: Ruzza Davide, Calore, Nalon, ancora Calore. Una sinfonia da giostra del palo, diretta con la freddezza dei campioni in carica. I Sassi, onore a loro, hanno giocato. Hanno lottato, si sono sbattuti, hanno acceso gli spalti come non si vedeva da tempo. E per un tempo ci hanno creduto. Ma la realtà è che dall’altra parte c’era una macchina ben rodata, fatta di giocatori al picco della maturità palistica. Quando accelerano, fanno male.
I Duri volano a 6 punti, +8 di differenza, e staccano il biglietto per gli ottavi. I Sassi restano a zero, ma con i Gio Carioca si giocano un’ultima possibilità per entrare dalla porta delle migliori terze. Per farlo servirà vincere… e farlo bene. Il derby è finito, ma il torneo è ancora tutto da scrivere.
Anche in questa gara prima del fischio d’inizio c'è stato spazio per il silenzio. Un minuto solo, ma denso, come certi ricordi che sono riaffiorati tra i presenti. Poi però si gioca….
E si gioca forte. I Subo entrano in campo con le cuffiette ancora calde dai voli EasyJet del weekend europeo, eppure sembrano scesi da una capsula criogenica: lucidi, famelici, inesorabili. Gio Carioca, invece, sembra aver lasciato la testa e le gambe altrove. Il risultato? Una delle prestazioni più rotonde nella lunga e gloriosa storia della banda di Marinaro & Co.
È un palo-party tutto Subo, con una lista di marcatori da far tremare i calcolatori del torneo: Mbida (4), Mazzucato (3), Marinaro (2), Bordin, Cecconi, Decina, Ponchia, Varotto… manca solo la mascotte. L’unico momento in cui i Gio Carioca riescono a far alzare la voce ai pochi irriducibili sugli spalti è quando Benzara (tripletta d’orgoglio) colpisce per due volte in rapida successione. Ma è solo un’illusione: la valanga granata li travolge con ritmo costante.
Niente da fare per i gloriosi reduci dell’epopea 2018: i Subo sono un fiume in piena e questa volta i carioca ci annegano dentro. Onore comunque a chi ha lottato fino in fondo, a chi non si è arreso nemmeno sul -9, e a Pasuto, autore del quinto timbro finale. In classifica, Subo in testa a 6 punti e già qualificati con un piede e mezzo nei quarti. Gio Carioca a zero, ma con la possibilità concreta di centrare un ripescaggio come miglior terza… se batteranno i Sassi e se il dio del Palo avrà voglia di essere dalla loro parte
Una serata d’estate, che dovrebbe essere sinonimo di spensieratezza, si apre con un minuto di silenzio che sa di rispetto e malinconia. E poi… beh, poi i Calli partono come se fosse una semifinale. E forse, per intensità e cinismo, dal loro punto di vista lo è davvero.
I Poeti? Forse pagano i troppi versi letti sotto i palchi dello Sherwood o qualche sonetto di troppo recitato sotto il sole di Sottomarina. Quello che è certo è che entrano in campo con la testa altrove, e quando se ne accorgono... hanno già preso cinque legnate. Il primo tempo è una sinfonia a tinte beige (o color tortora, o forse un bianco lavato male… mistero irrisolto il colore della maglia dei Calli), diretta da Tommaso La Paglia (Pallone d’Oro 2024), con un’orchestra composta da Grieco (3 pali), Berti (vecchia scuola, solito tocco di famiglia… e non ci riferiamo a Lisa) e Bellucco (che in questo torneo segna con la regolarità di un orologio svizzero con inflessione padovana).
Nella ripresa, i Calli si limitano a gestire, con la consapevolezza di chi sa di avere in tasca il biglietto per la seconda fase. Ai Poeti va detto, almeno, l’onore delle armi: Cattelan e Iuliucci, vecchie penne del Palo, evitano il cappotto e salvano la dignità.
Il risultato? Un 8-2 che parla chiaro. I Calli volano a 6 punti, +10 di differenza reti, e si candida a pieno titolo come una delle migliori prime dei gironi Expert. I Poeti, invece, restano a quota zero, con la sensazione che le metafore servano solo se seguite dai pali. Per passare, ora serve un’impresa vera contro l’Atletico Perniente… e magari anche l’intervento benevolo di qualche congiunzione astrale nei calcoli della miglior terza.
In un torneo dove l’unico cartone ammesso è quello della birra, i Palooney Tunes si presentano in cinque contati, con più spirito che fiato, e provano comunque a far girare la pellicola. Ma alla lunga, il fisico chiama il conto e il Deportivo Lo Stanzino porta a casa una vittoria sudata, nervosa, ma tutto sommato meritata.
Apre subito le danze Calore Giovanni, che mette la firma al primo minuto, come a dire “noi ci siamo, e pure in anticipo”. I Palooney, però, rispondono con personalità: Ragusa Giuseppe e il solito Cardinale Mattia confezionano due lampi che fanno sperare in una serata ispirata.
Nella ripresa esce la gamba, e a farla pesare è Lazzarato Riccardo, classe 2000, ma DNA ‘92: il ragazzo prende appunti dal padre Giuseppe e ne riscrive il copione con una doppietta da stropicciarsi gli occhi. Accanto a lui, Pace Davis e Zanetti Simone fanno il loro dovere con l’efficienza di chi al Palo ci ha già lasciato calli e gloria. I Palooney non mollano mai, ma pagano a caro prezzo la corta rotazione e qualche sbavatura di troppo, godono di un Autopalo e di un Cardinale che ci prova fino alla fine, doppietta e anima, ma non basta per strappare alemno il golden post. Mister Schiavon, prende appunti con la matita della speranza: c’è talento, c’è cuore… ma serve ossigeno.
Il Deportivo parte bene, con un mix interessante tra gioventù incosciente e volpi esperte: la squadra gira, vince e convince. Se mantengono la fame e la calma, possono fare strada. I Palooney, invece, devono ritrovarsi: il feeling tra i pezzi c’è, ma manca il collante. Urge tornare alle origini, magari con qualche rinforzo che magari domenica ha preferito il mare alla partita.
Si dice spesso che il Palo è questione di esperienza. Ma poi arriva una banda di liceali con l’adrenalina in tasca e scompagina il manuale: i Cicloni, col vento in poppa e le ginocchia fresche, travolgono i Colpiti Da McKinley per 5-2, mettendo in mostra tutto il repertorio dell’irruenza adolescenziale. Il primo tempo si gioca più a strattoni che a ritmo: i giovani menano, i veterani incassano e cercano il varco giusto. Ma tra una protesta e un fallo a centrocampo, si perdono l'occasioni d’oro di portarli al tiro franco. E allora i Cicloni ringraziano: Pivato apre le danze con un lampo e Marinaro raddoppia poco dopo con l’aria di chi a furia di prendere appunti dagli zii Subo ha imparato a memoria la sinfonia del gol.
Nella ripresa la tempesta non si placa: Corti Mario, Pastore Ludovico e Mangiaracina Elia si alternano nel colpire e affondare. È un diluvio senza tempo, con i Colpiti che arrancano come naufraghi, e solo nel finale – quando la barca ormai affonda – Gusso Daniele e Gusso Davide trovano due reti che salvano l’onore di famiglia. Tra i Colpiti, Conte Federico è l’ultimo a mollare la presa: accarezza il campo con tocco e visione, gioca una partita di alta scuola... ma gli manca il bersaglio grosso. Per consolarsi, si rifugia nella spiritualità di un vassoio di cotolette extra-large per asporta, sperando che almeno quelle non colpiscano il palo del microonde una volta a casa.
I Cicloni sono giovani, sì, ma non sprovveduti. Hanno voglia, gamba, e quella sana incoscienza che ti fa entrare duro e uscire col sorriso. Si divertono, corrono, segnano: chi li affronta, è avvisato. Non saranno i più ordinati, ma se li lasci respirare, ti ribaltano. I Colpiti, invece, sono il Palo che resiste. Hanno il peso della storia, l’orgoglio delle casacche cucite con le mani dei fondatori, ma devono rimettere benzina nel motore e lucidità nel pressing. Non bastano il pedigree e i curriculum: qui si gioca a viso aperto, ovviamente nulla è perduto
CHICCHELINI
2 - Banzato Sebastiano
2 - Cianci Giuseppe
4 - Friso Alessandro
1 - Markarian Onig
1 - Moscato Matteo
PINKO PALO
1 - Lazzarato Giuseppe
1 - Nwokeafor Franklin
Platea gremita, aria da prima della Scala (ma con più zanzare). Il Torneo di Palo, si sa, è teatro. E ieri sera il sipario si è alzato su uno di quegli spettacoli che non dimentichi facilmente: Chicchelini in versione circo del gol asfaltano i Pinko Palo con un impietoso 10-2 che lascia poco spazio ai giri di parole.
La serata è cominciata nel segno della nostalgia, con il rientro in campo – dopo ventisei lunghissimi anni – di un nome che fa venire il groppo in gola ai cultori del Palo anni '90: Tomasin Federico, classe 1981, eleganza antica e passo da ex che non ci sta a fare il figurante. E se l’anagrafe comanda, lui risponde presente. In tribuna non partela standing ovation, solo perchè tutti hanno in mano un bicchiere di birra, e sarebbe un problema. Altra standing se la sarebbe meritata un altro signore del tempo: Lazzarato Giuseppe, entrato nel libro dei record come il più esperto (non diremo mai “più vecchio”) calciatore mai sceso in campo al TdP. Lui risponde con un gol, che suona come una carezza ai posteri.
Ma il cuore della cronaca è un monologo firmato Chicchelini. Si parte al 2’ con Moscato Matteo, poi è show time per Friso Alessandro, che decide di esplorare tutte le forme dell’esultanza segnando una tripletta già nel primo tempo. I Pinko Palo sembrano spettatori paganti: poca pressione, tanta filosofia. E i Chicchelini, giustamente, li trattano da bersagli. Nel secondo tempo c’è gloria per Banzato, Cianci, Markarian… una parata di nomi e pali (nel senso lato), mentre i Pinko reagiscono con orgoglio: Nwokeafor e appunto Lazzarato trovano due reti che sanno di dignità. Ma è come raddrizzare un quadro già andato in fiamme.
Chicchelini partono in pompa magna. Mentre Mr Mocellin, riflette su come registrare la retroguardia dei Pinko, che questa sera ha ballato parecchio.
Alla prima del Girone F, le due formazioni più fresche del torneo (la carta d’identità qui non mente) si danno appuntamento sotto un sole impietoso. Rumapali e Goderecci di Tosa si conoscono, si temono e non vogliono di certo sfigurare davanti al loro numeroso pubblico.
Il copione iniziale è di quelli scritti da uno sceneggiatore iperattivo: Baran Alessio decide di fare tutto lui e nel giro di un minuto – al 10’ e all’11’ del primo tempo – firma una doppietta da attaccante consumato, anche se per l’età ipotizziamo che alle 22.30 debba essere già a casa…non un minuto di piu’. I Rumapali, con quel mix irresistibile di entusiasmo e anarchia tattica, si esaltano. Il pubblico pure, ma vaga in cerca di ombra e di ossigeno. Ossigeno che sembra mancare a Toffanin Samuele che entra in modalità karateka spaesato con una mossa che nemmeno a “Mai dire Banzai”. L’arbitro estrae il primo rosso del torneo e inaugura così la rubrica “gesti atletici che NON insegnano alla scuola calcio” e poi tutti negli spogliatoi
La ripresa si apre con la zampata di D’Alessandro Lorenzo, che porta i Ruma sul 3-0 dopo appena 60 secondi. Sembrerebbe il preludio a una passeggiata… e invece, come spesso accade in questi incroci tra adolescenti dal sangue caldo, comincia un altro film. Toffanin Riccardo accorcia subito, poi Butucel Alessandro ci crede davvero e riapre tutto. I Goderecci comunque restano aggrappati alla partita. Ma è Bruno Giulio, a trovare il 4-2. Inutile, seppur spettacolare, la seconda rete di Toffanin Riccardo al 23’. Finisce 4-3 per i Rumapali, che si godono l’esordio con il sorriso. A bordo campo, Tosarello Matteo – presidente e giocatore dei Goderecci – mastica amaro e riflette: dov’è il problema… ci pensa un attimo e si dirige al BarH ad ordinare una birra….ottima tecnica per vederci chiaro.
TU QUOQUE
1 - Calovi Nicolò
2 - Esposito Mattia
1 Teolato Marco
1 Toffanin Davide
MICA PIZZA & FICHI
1 - Bagagiolo Sebastiano
2 - Pittetti Lorenzo
2 - Zabeo Marco
Chi è venuto per vedere una sfida tra esordienti e semi-esordienti… è meglio che si sieda e prenda appunti. Perché Tu Quoque e Mica Pizza & Fichi, alla prima del loro girone F, mettono in scena un match che ha tutto tranne che l’aria del “primo turno”. Sembra una semifinale.
I Tu Quoque, squadra rivelazione dell’anno scorso, entrano con la leggerezza di chi ha già sorpreso tutti e ora gioca per il gusto di farlo ancora. Dall’altra parte, i Mica Pizza & Fichi, nati sulle ceneri nobili dei PSGennaro ma con dentro tante faccie nuove e voglia di stupire.
Dopo pochi minuti, è Bagagiolo Sebastiano a rompere l’equilibrio: palo. Ma Esposito Mattia, che in campo sembra più un predestinato che un debuttante, la raddrizza subito, e poi tocca a Calovi Nicolò – ormai habitué del Palo serio – mettere la freccia: 2-1 Tu Quoque.
Nel secondo tempo, sale in cattedra Toffanin Davide e quando anche Teolato Marco mette il suo timbro, il 4-1 sembra il segnale che il match possa andare in archivio. Ma mai, mai dare per finiti i Mica Pizza & Fichi. Pittetti Lorenzo entra con la faccia di chi ha calcato parecchi campetti a sud del Po e si capisce subito che non è venuto a fare tappezzeria. Gli bastano pochi minuti per iscrivere il suo nome nel tabellino, poi lo ribadisce con la seconda firma: doppietta secca e partita riaperta, come solo i vecchi mestieranti sanno fare e poi ci pensa Zabeo Marco, classe e veleno in egual misura, mette la parità: 4-4. Esposito non ci sta, 5-4. Ma ancora Zabeo – decisamente on fire – la pareggia con il gol del 5-5 e manda tutti ai supplementari, sotto gli occhi di un pubblico incredulo e divertito.
Nei dieci minuti extra, succede tutto tranne un palo. E questo, al Torneo di Palo, è un evento raro. Finisce così in pareggio. E chi c’era sa di aver visto una delle partite più belle di questa edizione. Forse non c’è un vincitore, ma una cosa è certa: queste due squadre ci faranno divertire a lungo.
MALA DEL FORCE
1 - Breveglieri Andrea
1 - Parpajola Marco
1 - Sartori Luigi
RATTI PAULI
1 - Amato Stefano
1 - Cestaro Giorgio
1 - Pastore Nicolò
1 - Pipitone Giuseppe
Atteso come uno dei match più caldi della giornata, il derby tra Mala Del Force e Ratti Pauli si è consumato al di sotto delle apettattive, lasciando in bocca quel sapore da minestra riscaldata il poco (e questo ha dell’incredibile) pubblico presente. I Mala, apparsi opachi e forse ancora ubriachi di ricordi (oltre che di Ipa), si sono presentati come chi ha già dato l’anno scorso — quel famoso 8-0 rifilato ai topi — e adesso fatica a ritrovare stimoli. È qui che deve intervenire Mister Reballato, se vuole portare avanti i malavitosi. L’avvio illude: Breviglieri Andrea fa il suo dovere e sembra voler bissare la goleada 2024. Ma bastano pochi minuti per capire che i Ratti, a dispetto del nome, quest’anno non rosicchiano più le briciole. Sono tornati con una rosa “ripulita” e Pastore Nicolò riporta il punteggio in equilibrio e poi sul gong del primo tempo, è Pipitone Giuseppe a trovare l’angolo giusto per il 2-1 Ratti e da qui in poi, il match prende un’altra piega.
Nella ripresa, i Mala partono a testa bassa e Parpajola Marco li rimette in carreggiata all’8’ con un palo chirurgico: 2-2. Ma è una gioia che dura poco. Tre minuti dopo, al minuto 11, il nuovo acquisto Amato Stefano, all’esordio assoluto al TdP, fa 3-2 per i Ratti. Palo e presentazione positiva al 16’ ci pensa Cestaro Giorgio a dare l’impressione di aver chiuso i giochi con il 4-2. Ma i Mala(ndrini) hanno un ultimo sussulto di orgoglio (o di birra): Luigi Sartori, apparso visibilmente dimagrito (si vocifera per una combinazione di dieta forzata e scarsi introiti al BarH), si inventa il 3-4 finale al 23’, troppo tardi per rimettere davvero in discussione la partita.
Nel post gara, clima più da festa patronale che da rivalità, con Birre a fiumi grazie a Colizza. Si ride, si beve, e soprattutto si nota una cosa: i Ratti Pauli, nonostante le epurazioni e le polemiche di inizio estate, sembrano più squadra dell’anno scorso. Più leggeri, più compatti. Forse non più ratti, ma roditori da corsa.
CALLI
1 - Armellin Luca
3 - Bellucco Carlo
2 - Grieco Giacomo
1 - La Paglia Tommaso
2 - Papi Diego
ATLETICO PERNIENTE
E pensare che gli Atletico Perniente, un po’ per tradizione e un po’ per convinzione, sognavano il girone Over: quello delle caviglie scricchiolanti, dei gel antidolorifici e dei tempi che furono. E invece, niente da fare: la quinta età media complessiva non basta per sedersi al tavolo delle squadre più stagionate. E allora non resta che pedalare. Peccato che dall’altra parte ci siano i Calli: squadra di giovani, affamati, e con un tasso tecnico che negli ultimi due anni li ha spinti fino in semifinale.
Dopo appena qualche giro di orologio, si capisce l’antifona: sarà lunga. Bellucco Carlo, sempre più leader e sempre più incisivo, apre il tabellino con la sicurezza di chi sa esattamente cosa deve fare. Martin Mattia prova a rispondere da solo, con la solita generosità che lo accompagna, ma è il caos a prendersi la scena: in mezzo, un autopalo rocambolesco che Gege Tuzio prova disperatamente a intestarsi (“L’ho toccata io, arbitro!”), ma l’arbitro non abbocca e lascia il suo tabellino immacolato.
Nel frattempo, la sfortuna bussa alla porta dell’Atletico: Zin Marcello, glorioso baluardo che dà forfait già nel pre-partita. Infortunio, saluti e arrivederci. Senza di lui, contenere l’uragano Calli è impresa ardua. e così La Paglia, Grieco, Armellin, Papi viaggiano sulle ali dell’entusiasmo e ogni attacco è un dramma per l’Atletico.
Martin, però, è l’ultimo a mollare: segna una tripletta che sa di orgoglio e testardaggine, lottando come un Highlander del Palo. Ma ormai è troppo tardi. I Calli non solo colpiscono, ma lo fanno con stile: sembrano sapere a memoria ogni movimento, ogni incastro, ogni spazio da occupare. Nel finale, ancora Bellucco a referto e poi Durante, che salva l’onore (tendenzialmente il suo) con un palo che profuma di nostalgia e malinconia.
Fischio finale, e a terra resta un Atletico stanco ma fiero, mentre i Calli si confermano per quello che sono: squadra vera, organizzata, affamata, concreta.
Un avviso a tutte le altre: attenzione, questi corrono forte e sognano di andare lontano.
SASSI
SUBO
1 - Autopalo
1 - Cecconi Mattia
1 - Marinaro Carlo
2 - Mbida Jean
1 - Varotto Luca
Da una parte i Subo, memoria collettiva del torneo, compagine-mito, dall’altra i Sassi, squadra guidata da fuori dal talismanico Michelino.
Pronti via, e Carlo Marinaro fa 0-1 con la naturalezza di chi non ha mai saltato un’edizione. Poi, come se non bastasse, arriva un autopalo beffardo che sembra dire: “Stasera, Sassi non ce n’è” . Il 3-0 lo firma Mbida Jean come sempre elegante, preciso, inesorabile.
I Sassi però, con l’orgoglio che li contraddistingue, trovano un varco nell’inerzia: Gnudi Giacomo accorcia e riaccende i decibel del pubblico, disturbando perfino gli avventori del BarH, intenti a sorseggiare la birra in modalità “pilota automatico”.
Il secondo tempo comincia con un cambio d’aria. Qualcuno sussurra che Don Piercla abbia predicato ai suoi via messaggio vocale: non sappiamo se sia vero, ma Camassa Andrea accorcia le distanze con un palo che sa di redenzione. 2-3. E poco dopo Tridello Tommaso, con lo sguardo di chi non ha paura di niente (nemmeno di affrontare i Subo), firma il pareggio: 3-3. Rimonta completata? Macché.
I Subo non sono nati ieri. In un amen, Cecconi Mattia riorganizza le gerarchie: 3-4. Poi di nuovo Mbida Jean, che fa doppietta con una naturalezza spaventosa. Infine Varotto Luca, che mette la parola fine con il 3-6 definitivo, mentre i Sassi — generosi, ma logori — si ritrovano con le cartucce scariche e la fionda spezzata. Un risultato forse bugiardo per come s’era riaperta, ma che dice una cosa chiara: i Subo, quando decidono di girare la chiave, restano una macchina da Palo che viaggia come un diesel di lusso. I Sassi? Hanno cuore, colpi e voglia. Ma stavolta… hanno tirato la pietra controvento.
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