MALA DEL FORCE
1 - Breveglieri Luca
6 - Parpajola Marco
1 - Zulian Giovanni
SUBO
2 - Cecconi Mattia
1 - Mazzucato Riccardo
2 - Mbida Jean
1 - Musumeci Marco
E alla fine, la coppa se la prende la Mala. Anzi, se la prende Parpajola, che firma la finale della 31ª edizione del Torneo di Palo come fosse l’autore unico di un romanzo d’azione: sei pali, presenza dominante, e una serata da standing ovation. E dire che solo tre settimane fa questa squadra sembrava pronta a prenotare un tavolo alla sagra più vicina: due sconfitte nelle prime due gare, e accesso agli ottavi solo grazie alla classifica delle "migliori terze". Ma il bello del TdP è proprio questo: le storie più belle nascono nei posti più improbabili. In fondo, quando 35 anni fa un gruppo di ragazzini si divertiva a tirare pallonate contro un palo di cemento che reggeva un canestro, chi avrebbe mai immaginato che quel gioco sarebbe diventato il torneo più longevo di Padova?
Torniamo all’oggi. Di fronte alla Mala ci sono i Subo, perfetti fino a quel momento, capaci di eliminare chiunque con talento, organizzazione e un Cecconi da MVP automatico. Ma non basta. Non oggi. Non contro una Mala così lucida, cinica e determinata, da sembrare appena uscita da una full immersion con Julio Velasco.
La partita è viva, intensa, combattuta punto a punto, ma la Mala non perde mai la bussola. I Subo accorciano, reagiscono, provano la rimonta con Mbida e Musumeci, ma ogni volta la Mala risponde colpo su colpo. E quando Breveglieri e il solito Parpa inchiodano settimo e ottavo palo, si capisce che il destino ha già scelto la sua strada. Fischio finale, applausi, abbracci: fair play da annali. La foto simbolo è tutta lì: Parpa che alza la coppa, Zulian che sorride, e Bordin che (con buona pace di Sartori) cerca di convincere tutti che anche col bernoccolo resta un sex symbol.
I Subo escono a testa alta: un altro grande torneo, un gruppo solido, affiatato, e una fame che non si placa nemmeno con gli anni. Ma la Mala, oggi, è leggenda. Due titoli in quattro anni, e la consapevolezza che l’età è solo un numero. Nel 2026 ci saranno ancora. Magari con più cerotti e cavigliere, ma con lo stesso spirito, la stessa fame. E adesso? Tutti a fare aperitivo. .. per il resto dell'estate.
TU QUOQUE
1 - Barbieri Alberto
1 - Calovi Nicolò
2 Teolato Marco
1 Toffanin Davide
DURI
1 - Calore Edoardo
1 - Cecchinato Luca
1 - Marongiu Diego
Un anno dopo, stesso campo, stesso avversario, ma un sapore decisamente diverso. Niente titolo in palio, stavolta. Però chi ha un cuore da Torneo di Palo lo sa: certe sfide non si giocano per il trofeo, si giocano per chiudere il cerchio. E Tu Quoque lo chiude, eccome se lo vogliono chiudere.
I Duri, privi di Afi e Ruzza, tengono botta e onorano la partita con la compostezza di chi sa di non avere più molto da dimostrare. Cecchinato apre subito la serata, ma è un fuoco fatuo. I Tu Quoque – quelli feriti, beffati, rimbalzati a un passo dalla finale – mettono dentro tutto: grinta, voglia, e pure un pizzico di veleno. Barbieri, Toffanin, Teolato (due volte) e Calovi disegnano una sinfonia di pali che vendica dolori passati e profuma di spritz e birrette future. E infatti in palio c’era proprio quello: una Drink Card per il 2026. Che come motivazione non è mica da buttare via.
I Duri provano a rientrare in partita con Calore e Marongiu, ma senza le fiammate del duo Ayoub–Ruzza, il motore non gira come l’anno scorso. E allora si chiude così, con la sensazione che per una volta i Tu Quoque abbiano avuto il tempo dalla loro parte. Stavolta non si sono fatti rimontare, stavolta non hanno tremato. Cosa resta? I Tu Quoque archiviano un torneo solido, di livello, e se imparano a chiudere prima le partite potrebbero davvero puntare al colpo grosso nel 2026.
I Duri, invece, restano una certezza del panorama palistico. Hanno restituito con onore quella coppa che per un anno ha dormito sotto il loro cuscino, e che ora porta incisi i loro nomi. Ma la finalina, si sa, non è casa loro. L’hanno giocata con dignità, ma non è lì che vogliono stare. Ora è tempo di pianificare il ritorno in grande stile. Perché i Duri non vivono di ricordi — vivono per rimettere il naso in finale.
SUBO
2 - Cecconi Mattia
1 - Marinaro Carlo
3 - Mbida Jean
1 - Varotto Luca
DURI
1 - Afi Ayoub
2 - Ruzza Davide
Quando al TdP arrivano certe sfide, il quartiere si stringe intorno al campo come ai tempi delle grandi occasioni. Da una parte i Subo, reduci da un cammino travolgente che profuma di predestinazione. Dall’altra i Duri, campioni in carica, con la corazza lucidata e la stella cucita sul petto. E in panchina, a guidarli spiritualmente, un Pappo Masiero in versione guru della panchina.
Ma la semifinale non va come da copione. I Subo entrano in campo come se sapessero già la fine del libro. Mbida parte in modalità Uomo che sussurrava ai pali e, a furia di segnare, costringe gli spettatori a controllare se il regolamento preveda davvero un limite per gli acuti. Cecconi? Il solito Cecconi. Due pali come due sentenze. E Varotto chiude il cerchio con un timbro da vero centrocampista di lotta e di governo.
I Duri, però, non crollano senza dire la loro. Ruzza ne piazza due e Afi ci crede sempre, anche quando sembra che la partita sia ormai una cena senza dessert. Ma a conti fatti, il dominio Subo è netto, lucido, feroce. Si prendono tutto: campo, possesso, applausi e finale.
I Duri escono da campioni veri, cadendo solo contro una squadra che oggi sembrava semplicemente più ispirata. Non saranno in finale, ma chi li ha visti in azione sa che sono già pronti a riprovarci nel 2026, con lo coppa 2024 sul petto e la fame negli occhi.
I Subo invece tornano dove erano già stati nel 2021. Una finale contro la Mala Del Force, proprio come in quell’ottavo di fuoco. Vendetta o conferma, sarà un affare per cuori forti. Ma una cosa è certa: stavolta non si accontentano di giocarla. Vogliono vincerla. E forse, hanno tutto per farlo.
TU QUOQUE
1 - Barbieri Alberto
3 Toffanin Davide
2 Valente Nicolò
MALA DEL FORC
2 - Duranti Marco
4 - Parpajola Marco
2 - Zulian Giovanni
La Mala è viva, viva la Mala. Tu Quoque ancora lì, tra l’eccellenza e la nostalgia. Una semifinale che più palo non si può. Che fosse una sfida da leccarsi i baffi lo si sapeva, ma nessuno poteva immaginare un copione così. Quattordici pali, un’altalena continua, e un ritmo che a tratti sembrava quello di un after sotto cassa. Ma d’altronde, quando in campo ci sono la Mala Del Force (quelli che la storia ce l’hanno scritta e riscritta) e i Tu Quoque (quelli che la storia la sfiorano ogni volta), il minimo sindacale è lo spettacolo.
La Mala parte come se ci fosse il bonus benzina: Parpajola apre dopo una manciata di secondi, Duranti si sdoppia, Zulian fa finalmente pace con la sua personale Storia – lui che nel 2021 la coppa la vide dalla tribuna, e oggi la rincorre da protagonista. Il parziale è pesante, ma i Tu Quoque sono come Rocky: prendono, barcollano, ma non cadono mai davvero. Valente ne mette due, Toffanin tre, Barbieri fa il suo, e il sogno sembra di nuovo lì, a un palmo.
Ma la Mala non si scompone. Nonostante capitan Breviglieri non ci sia (gomito e morale ammaccati), nonostante Bordin ormai più testimonial di amari che sex symbol, i fuxia tirano fuori la versione Deluxe. Parpajola è una fiera, Zulian festeggia come se fosse già domenica, Duranti corre. E alla fine, quel +2 pesa. Tanto.
Il Tu Quoque esce. Di nuovo. E ancora una volta con l’applauso di chi li sa squadra vera. Gli manca sempre quel click, quel qualcosa. Ma ci sono. E ci saranno. Perché il Palo, ormai, è nel loro DNA.
Per la Mala, invece, il sogno continua. L’esperienza, l’equilibrio, e un trio là davanti che fa paura. Domenica c’è la finale. E se qualcuno pensava che il ciclo fosse finito… beh, si sbagliava di grosso.
CALLI
3 - Bellucco Carlo
1 - Papi Diego
DURI
1 - Afi Ayoub
1 - Cecchinato Luca
1 - Kadisi Rayan
1 - Nalon Mattia
1 - Rossetto Andrea
1 - Ruzza Davide
Nel teatro illuminato di una notte che aveva appena celebrato la gloria del WELPAO, scendono in campo i Duri campioni in carica con un solo pensiero: emulare le compagne e tornare dove solo i grandi riescono a tornare. A ostacolarli i Calli, frizzanti, temuti, giovani ma di grande esperienza, con quel piglio di chi non ha niente da perdere e sogna in grande.
Ma l’inizio è tutto azzurro. Rossetto fa subito capire che la serata sarà più Dura del previsto, Afi infiamma gli spalti e Kadisi completa l’opera: 0-3. Un incubo? No, una semifinale. Bellucco Carlo prova a riportare ordine e speranza con la solita classe da collezione Panini, ma Nalon, Cecchinato e Ruzza allungano ancora, decisi a spegnere i sogni e accendere i motori per venerdì.
Sul 1-6, i Calli però non mollano. Anzi, accelerano. Bellucco – tanti tornei da protagonista, una semifinale l’anno scorso, un’annata da leader quest’anno – firma una doppietta da vero trascinatore, e poi Papi Diego la riapre ms il tempo è tiranno, il tabellone (è una metafora, perché il tabellone non c’è) pure, e i sogni dei Calli s'infrangono a pochi respiri dal miracolo.
Finisce 6 a 4 per i Duri. Che vanno in semifinale. Di nuovo. Da favoriti? No. Da campioni. E venerdì ci saranno anche loro, insieme ai Subo. Sarà guerra di nervi, gambe e (soprattutto) palo.
Ai Calli, invece, resta una grande edizione. Hanno corso, divertito, segnato tanto e raccolto consensi da chi ama il gioco “a viso aperto”. Torneranno, ne siamo certi. Magari con qualche iniezione di esperienza. Ma guai a toglier loro quella sfacciata voglia di spaccare il mondo. Perché a Palo, si vince anche così.
MALA DEL FORCE
1 - Duranti Marco
1 - Kharabouche Anas
2 - Parpajola Marco
2 - Zulian Giovanni
1 - Autopalo
MICA PIZZA & FICHI
1 - Catanzaro Antonio
1 - Faggin Filippo
1 - Spizzichino Giacomo
In principio fu Spizzichino, che spolvera subito il menù con una ricetta semplice: uno a zero, e profumo di sorpresa. Ma la Mala – che da queste parti non ha mai portato solo il nome – non si fa impressionare. Prima Zulian pareggia i conti e poi si comincia davvero a far sul serio.
Parpajola ne mette uno, l’autopalo aggiunge un ingrediente misterioso, Kharabouche ci mette la spezia, e quando la sabbia della clessidra comincia a scendere davvero veloce, Duranti e di nuovo Zulian scavano il solco. A nulla servono le risposte di Faggin (che esce comunque a testa alta) e Catanzaro, perché la Mala chiude i conti con la seconda perla di Parpajola, a coronamento di una prestazione collettiva da manuale. E anche da ambulatorio.
Sì, perché la sfida è stata intensa, ma pure parecchio maschia. Ne fanno le spese due colonne della Mala: Breviglier, uscito col gomito che chiedeva pietà, e Bordin colpito allo zigomo da un destino crudele che gli fa dire addio al titolo di sex symbol 2025. Ma occhio: perché a petto in fuori a tale riconoscimento si candida ora il compagno di squadra Gigi Sartori, che pare sia stato avvicinato in tribuna nel post gara da un paio di ragazze bionde… seguiremo gli sviluppi.
I Mica Pizza & Fichi escono con onore da un torneo giocato alla grande, tra giocate spettacolari e partite pirotecniche. Hanno divertito, segnato, fatto parlare di sé. E li rivedremo. Garantito.
Ma la Mala c’è, eccome se c’è. Cinica, profonda, affiatata. E pure con un discreto tasso di bellezza, nonostante i bernoccoli. E chi li aspetta in semifinale? I Tu Quoque. C’è da vendicare la semifinale del 2024 quando un 2 – 3 al gp li privò della finalissima
BAFANA BAFANA
1 - Antonello Elia
SUBO
3 - Cecconi Mattia
2 - Mbida Jean
1 - Ponchia Matteo
1 - Varotto Luca
Una di quelle partite che si presentano da sole. Due squadre esperte, storia lunga, facce da Palo. In campo c’erano amici, fratelli, e pure un ex che si conosce fin troppo bene. Intorno, il pubblico era quello delle grandi occasioni: panza piena di pizza, birra che colava dai bicchieri, e l’aria tesa da quarto di finale vero. Ma poi, il campo.
I Subo entrano in modalità “tempesta perfetta”: Cecconi in versione Michelangelo del Palo, pennella tre capolavori che affondano subito l’inerzia. E se qualcuno pensava che il rientro dalle ferie potesse appesantire Mbida, la risposta arriva secca: doppietta, dominio fisico, devastazione emotiva.
I Bafana provano a rientrare col solito cuore e l’immancabile Antonello, che non si arrende mai e prova a tenere in piedi la baracca con l’onore di chi ha già dato tanto in questo torneo. Ma quando Ponchia prima, e Varotto poi, scrivono a referto il settimo, cala il sipario anche sui sogni degli amaranto patavini.
Partita a tratti ruvida (si sono visti pure un paio di cartellini), il che ci racconta di un match combattuto fino all’ultimo, con orgoglio e magari pure un po’ di frustrazione. L’ex Bordin esce precauzionalmente per un colpo che fa tremare i Subo, ma non pare nulla di grave. E meno male: in semifinale serviranno tutti, nessuno escluso.
I Bafana salutano un’edizione comunque generosa, giocata con passione, immancabile tigna e stile. Li rivedremo, e sarà ancora spettacolo. Una squadra che è una certezza costruita con grande sapienza da “Mr RealPd” Savioli.
I Subo invece sembrano una macchina da guerra. Difesa solida, gamba fresca, uomini chiave che fanno la differenza. A questo punto, l’obiettivo è uno solo: tornare a giocarsi il titolo. E se giocano così, non è un sogno. È una possibilità concreta. Qualcuno direbbe “E’ l’ann” ma loro subito gli tappano la bocca
RATTI PAULI
2 - Amato Stefano
1 - Bonato Antonio
1 - Favaro Davide
1 - Pastore Nicolò
1 - Pipitone Giuseppe
TU QUOQUE
1 - Compagnin Luca
2 - Esposito Mattia
4 Valente Nicolò
C’erano tutti gli ingredienti: una sfida tra top club, un punteggio da film americano, e una serata di luglio che profumava di pizza farcita e leggenda. Il primo quarto di finale del Torneo 2025 non ha deluso: Tu Quoque e Ratti Pauli si sono affrontati senza risparmiarsi, in una di quelle partite che finiscono col fiatone – e non solo per chi è in campo.
I Ratti Pauli, altrimenti detti i nuovi subo per il numero di finali perse , partono fortissimo. Bonato, al rientro dopo la fase a gironi (che i suoi avevano vinto senza di lui: inutile negarlo, le battute si sono sprecate), illude che il suo ingresso possa portare stabilità. Invece, è tempesta pura. Favaro, Pastore e un doppio Amato disegnano un primo tempo da sogno, mandando i Tu Quoque a un passo dal burrone.
Ma poi... poi succede qualcosa. Succede che Esposito Mattia decide che il suo torneo non può finire qui. Che Valente Nicolò merita la doppia cifra stagionale. Che Calovi ha finalmente ritrovato le chiavi della macchina (vere, non quelle simboliche). E allora tutto si ribalta: pareggio, controsorpasso e alla fine... tripudio. Il 7-6 arriva con la firma di Valente, tripletta e uomo ovunque, mentre Compagnin e il resto della banda fanno da cornice a un’impresa vera.
I Ratti escono, ma lo fanno da protagonisti. Sempre spettacolari, mai banali. E già si parla di progetto 2026, con gli stessi volti, lo stesso spirito e magari un po’ più di continuità nei pali decisivi. I Tu Quoque invece vanno in semifinale. Dopo la finale 2024, ora la sensazione è chiara: questi qui ci credono davvero. E hanno armi vere. Hanno ritmo, esperienza, profondità di rosa… occhio avversari!!!
L’età è solo un numero, dicevano. Ma quando il numero iniziale si avvicina a 5, iniziano anche i problemi. I Pal In Dromo ci mettono cuore, colpi, mestiere e orgoglio… ma i Bafana Bafana volano. Letteralmente. Troppa differenza di passo, troppa freschezza atletica, troppa voglia di arrivare fino in fondo.
Scarani Filippo decide che è serata da collezione: triplo timbro e sicuramente premio di Man of the Match. Attorno a lui, Bazzolo piazza la solita rasoiata, Elia Antonello conferma il ruolo da equilibratore con palo e polmoni, e tutta la squadra gira come un’orchestra. Non a caso, i Bafana sono sempre lì: tra i favoriti che non fanno rumore, ma che quando contano i minuti sanno esattamente dove mettere il piede. O la suola.
I Pal In Dromo, invece, escono sì sconfitti, ma a testa altissima. Kreko Egi, segna e trascina. A metà gara la riaprono anche grazie a un autopalo rocambolesco, ma poi la benzina finisce. Il “momento nostalgia” non basta contro il pressing e l’intensità dei Bafana. Però, diciamolo: se si giocasse tutto solo a terzi tempi, i Palindromo sarebbero campioni regionali, interprovinciali e probabilmente pure mondiali. Lì sì che dominano. Con stile, battute, birre e carisma da vendere.
I Bafana ora entrano nella zona calda con entusiasmo e convinzione. Hanno gamba, qualità e consapevolezza. Hanno fatto fuori una squadra esperta senza mai dare l’impressione di rischiare. E se Scarani continua così, servirà qualcosa di più di una buona difesa per tenerli a bada. Intanto ai quarti ci vanno loro, col sorriso largo.
La differenza tra una Tesla e un Pandino col baule pieno di cassette di birra. I Calli la mettono subito su ritmo, gamba, ripartenze, pressing. E i gloriosi Scainari, orfani del Profeta del Palo Omar Calore (ancora impegnato a firmare autografi per la rabona-capolavoro di qualche giorno fa), arrancano nel tentativo di contenerli. Missione impossibile.
Carlo Bellucco si presenta con l’umore di chi ha perso il bus, ma poi trova un passaggio diretto per i quarti: sono quattro le sue marcature, con una naturalezza da far sembrare tutto troppo facile. Attorno a lui, un Armellin che sprinta come fosse ai campionati universitari e un La Paglia che mette la ciliegina sulla torta. I Calli sono giovani, sfrontati e tatticamente svegli: sanno che gli Scainari vanno in affanno sulle transizioni, e li pungono a ripetizione.
Per gli Scainari il conto è salato, ma non senza colpi d’orgoglio di Zaka e Corvetti. Ma è evidente che tutta la rosa al completo la musica non puo’ essere la stessa. Eppure il loro torneo, per larghi tratti, ha emozionato: intensi, appassionati, con quel pizzico di nostalgia anni Duemila che solo loro sanno portare sul campo. Li aspettiamo l’anno prossimo, come da trent’anni a questa parte.
I Calli invece iniziano a far paura. I semifinalisti del 2024, adesso sembrano avere fame vera e nei quarti potrebbero vendicare la sconfitta in semifinale dello scorso anno. Squadra equilibrata, un leader tecnico come Bellucco, e quella giovinezza che, se non li fa correre fuori tempo, può diventare un’arma letale. Se continuano così, più che Calli... sembrano Cavalli. E i quarti li aspettano col cronometro acceso.
Chi guarda solo il risultato penserà a una passeggiata. E invece no. Perché per oltre metà match, Deportivo Lo Stanzino ha venduto cara la pellaccia, come si conviene a una squadra che alla prima partecipazione aveva già conquistato il pubblico e un pass per gli ottavi. Ma quando davanti hai una Mala Del Force così, che parte a razzo con Zulian Giovanni versione Black Mamba dei Pali, ogni resistenza è destinata a sciogliersi come ghiaccio sotto i fari del TdGin.
Tre pali subito (due Zulian, uno Parpajola), e partita che sembra indirizzata. Ma i Deportivo non si scompongono, si aggrappano all’orgoglio, tengono, lottano, sbattono, sfiorano… e trovano anche il meritato palo con Sorano. Ma è come quando nel western il buono spara ma ha solo un colpo: la Mala, invece, ricarica subito. Ne mette altri due, chiude il sipario e saluta il pubblico con il sesto sigillo, opera di Kharabouche Anas, autore anche di un palo da antologia che manda in tilt i presenti.
Per Lo Stanzino è l’ultima corsa. Ma escono con onore: hanno tenuto testa a chiunque, hanno colpito, si sono fatti conoscere. Sorano e compagni meritano un bis nel 2026: il materiale c’è, la testa pure, forse serve solo un pizzico d’esperienza in più. Ma il futuro è un vagone aperto.
Per la Mala, invece, è tutto un suono di tamburi: solidi, concreti, cattivi quanto basta. Con Zulian in trance agonistica e un Parpajola chirurgico, sono squadra da tenere d’occhio. Se Anas poi continua così, tra un Gin Tonic e l’altro, sarà dura fermarli. I quarti li aspettano. E loro ci arrivano... in formazione speciale.
TU QUOQUE
1 - Calovi Nicolò
2 - Esposito Mattia
2 Pasianotto Giulio
1 Teolato Marco
PALOONEY TUNES
2 - Volpato Nicolò
Nel mezzo del cammin di nostra sera, quando il TdGin ha ormai sostituito il sudore con la tonica, esplode il terzo e ultimo ottavo di finale. In campo i Tu Quoque – finalisti 2024 – affrontano i Palooney Tunes, squadra brillante, imprevedibile, ma con il vizio della discontinuità. Sulle tribune il pubblico ormai ha i decibel di una finale e l’alcol nel sangue di una sagra patronale, ma tutto è perfetto.
La partita non lascia spazio alle mezze misure: Calovi Nicolò apre le danze, Esposito Mattia mette il doppio timbro con una sicurezza che sa di leader, mentre Pasianotto Giulio nella ripresa piazza la sua classica doppietta da ladro di biciclette – non lo vedi, ma ti colpisce e ti porta via tutto. In mezzo, i Tunes provano a riaprirla due volte con Volpato Nicolò, il più acceso dei suoi, ma la scintilla si spegne ogni volta sul più bello. Teolato Marco infila anche il sesto e il sipario, quello vero, può calare.
Anche se… non è finita finché Calovi non trova le chiavi. E invece no: stavolta non le trova. Il pubblico è già a casa, le luci sono basse, ma lui resta lì, con lo sguardo smarrito e il gin tonic di consolazione stretto in mano, seduto sui gradini della chiesa come in un epilogo felliniano.
I Tu Quoque avanzano ai quarti con la consapevolezza di chi sa come si gioca (e si perde) una finale. Esperienza, solidità, equilibrio: sono in forma e fanno paura. I Palooney Tunes, invece, salutano tra gli applausi. Hanno messo in mostra lampi di talento e un’identità chiara. Se metteranno ordine nel caos, il futuro è loro. Ma per ora, giù il cappello: hanno fatto Palo con dignità.
SUBO
1 - Cecconi Mattia
1 - Marinaro Carlo
1 - Ponchia Matteo
CICLONI
1 - Calore Alessandro
1 - Pivato Giacomo
Sotto le luci del TdGin, con il dj che suonava i dischi, i gin tonic a temperatura di festa ed un pubblico straordinario va in scena un ottavo dal retrogusto parrocchiale, che sa di Patronato, estate, palloni sgonfi e rivalità fraterne: Subo contro Cicloni. I primi sono la memoria, i secondi la novità. I primi hanno scritto la storia, i secondi vogliono scriverla.
Il match parte a rilento, poi esplode nel secondo tempo: Calore Alessandro e Pivato Giacomo portano avanti i Cicloni con due bordate che sembrano mettere il vento dalla loro parte. Ma si sa, al TdP anche il meteo può cambiare in un attimo. E infatti… si alza il Ponchia, che accorcia, poi Marinaro Carlo – il cugino idolatrato, l’icona di casa Marinaro – timbra il 2-2 che fa tremare Via Lazzarini. E infine Cecconi Mattia, come in un racconto a puntate, mette il timbro della rimonta.
Applausi, ma soprattutto lacrime e pelle d’oca per il finale: Carlo e Pietro Marinaro, cugini, avversari, simboli di due generazioni del Palo, si incrociano al triplice fiscio e si lasciano andare ad un abbraccio che dice più di mille parole. Lì dentro c’è il senso di tutto questo: tramandare, lottare, ma volersi sempre bene.
I Subo volano ai quarti, forti di un’esperienza che si respira anche quando arrancano. Gruppo saldo, cuore da veterani e fiammate improvvise: non saranno belli, ma vincono, ed è quel che conta. I Cicloni, invece, salutano con onore: torneo gagliardo, ricco di pali, orgoglio e margine di crescita… c’è da scommettere che torneranno affamati, li aspettiamo nel 2026.
MICA PIZZA & FICHI
1 - Bagagiolo Sebastiano
2 - Bonafin Michele
3 - Faggin Filippo
1 - Spizzichino Giacomo
ATLETICO PERNIENTE
5 - Durante Rocco
La serata più alcolica dell’anno, quella del TdGin, porta in dote un pienone da serata evento e due squadre che, pur decimate, regalano 48 minuti di gioco frizzante, ma con retrogusto amarognolo (almeno per una delle due). Le sedie sono piene, il DJ spara a palla, i gin volano e i pali anche. Sul campo, il protagonista assoluto sembra uscito da un romanzo popolare: Durante Rocco. Ne infila tre in apertura con la naturalezza di chi ha già scritto pagine di Palo con la P maiuscola. L’Atletico sogna.
Ma i Mica Pizza, che di impasti ne hanno visti e rigirati parecchi, non si scompongono: riordinano le idee, accorciano con Bonafin, trovano il pari con Spizzichino e poi affondano come mozzarella su pizza appena sfornata. Faggin Filippo, in stato di grazia da inizio torneo, ne mette due in fila in un amen. L’Atletico risponde ancora con Durante (cinque pali in una sola sera: da record), ma Bonafin e Faggin rispediscono i ragazzi di Perniente al mittente. Chiude Bagagiolo, come a dire: “ci siamo anche noi”.
Alla fine, Brunoro R., presidente e spirito guida dell’Atletico, sorride amaro ma lucido: l’obbiettivo minimo era la qualificazione, e l’hanno centrato. Che poi la rosa fosse falcidiata da assenze e da ferie (le vere antagoniste estive del Palo), è un dato di fatto. Ma la squadra ha lottato, ha segnato, ha lasciato il segno. Rivederli nel 2026 sarà quasi un dovere, magari con la rosa completa e qualche muscolo in più.
I Mica Pizza & Fichi invece si confermano tra le favorite per la corsa al titolo: fino a qui sono la squadra piu' prolifica come pali segnati: attacco atomico, chimica da spogliatoio e la serenità di chi sa divertirsi pure quando brucia il gin. La corsa continua. Occhio, che quando s’impastano bene… sono indigesti per tutti.
Ultima partita della fase a gironi, e per i Beers & Bears si trattava più che altro di una questione d’onore. O forse di cuore. Dall’altra parte i Pal in Dromo sanno che si giocano tutto sulla vittoria, visto che la differenza reti nella classifica avvulsa sorride loro quindi niente calcoli: solo missione da compiere e la compiono. Mattia Selmin apre, raddoppia, triplica (letteralmente), e sembra quasi volersi giocare da solo il passaggio del turno. Alla fine chiuderà con una tripletta che lo lancia in zona “uomo da copertina”, mentre il resto della squadra lo sostiene.
Ai Beers va dato atto: ci provano, accorciano con Badain Diego, che firma l’ennesimo palo al TdP, della sua longeva carriera. Poi ancora pali per i Pal In dromo e via con i calcoli: i Pal in Dromo strappano il secondo posto in classifica avulsa e volano agli ottavi.
Beers & Bears chiudono a quota zero ma con il bicchiere mezzo pieno (e forse anche qualcosina in più). Perché se è vero che il Palo è crudele con chi sbaglia troppo, è anche vero che è tenero con chi ci crede. E loro ci hanno creduto. Sempre sorridenti, sempre in campo, sempre pronti a brindare. Li aspettiamo già alla prossima edizione.
Scainari e Sotto il Salone si ritrovano faccia a faccia in una serata da brividi, con un pubblico contenuto ma affezionato, che già nel prepartita si “idrata” come se il giorno dopo ci fosse il deserto. E d’altronde, quando a svuotare il primo fusto sono direttamente gli atleti in pantaloncini cosa vuoi aspettarti.
Si parte con equilibrio e tensione, ma a spaccare tutto ci pensa Omar Calore: al 16’ sblocca, poi dopo il pari di Michelotto rimette la freccia con un capolavoro da Palopedia pura. Rabona secca, tribuna in delirio (ok, tecnicamente “sedia da sagra”, ma non ci formalizziamo), gente in piedi, applausi, gridolini. Il tutto mentre le Suore osservano dalle finestre, in mistica contemplazione.
Nel finale, Volpi Cristian chiude i giochi con il 3-1 e mentre gli avversari riorganizzano le idee, lui ha già ordinato da bere al Bar H. Dentro il campo l’ha chiusa, fuori il primo giro lo offre lui.
Poi però arriva la matematica, e come spesso accade rovina la festa: tre squadre a 6 punti, e a decidere è la classifica avulsa. Il verdetto? Scainari primi, Sotto il Salone terzi e fuori dai giochi. Una beffa crudele, considerando la rimonta-capolavoro contro Pal in Dromo e l’esordio vincente contro i Beers & Bears. Il -1 finale pesa più di una pinta versata per sbaglio.
Ma i ragazzi del Salone non escono a testa bassa. Anzi, escono con la pinta in alto. E col nuovo logo già in cantiere, promettono di tornare presto. Sempre pronti a fare palo. Sempre con stile.
La terza sfida della serata – che inizia con mezz’ora d’anticipo causa forfait Pinko Palo – è un regalo ai residenti di via Lazzarini e alla comunità delle Suore: niente notti insonni, niente urla all’ultimo rigore.
I Mica Pizza & Fichi, già noti per l’ironia nel nome e la serietà nei pali, entrano in campo con la bava alla bocca e la tabellina del girone in testa. Bastava vincere, ma loro esagerano: tredici (sì, 13) pali spalmati su due tempi, con tutti i big a referto. Bagagiolo segna a raffica, Spizzichino gira a mille, Catanzaro non si limita al doppio turno, ne fa tre. Bonafin e Faggin ci mettono il timbro. Gli avversari? Travolti, ma non domi.
Ai Goderecci Di Tosa non si può imputare la resa. Sono qui, presenti, con spirito e gambe. Schiavon, Coda segna due volte, Tosarello prova a dare senso al risultato. Ma la serata è una slavina che non si arresta. Ma al Palo anche l’esperienza maturata nel 2025 sarà un carburante per i futuri tornei.
Mica Pizza & Fichi chiudono il girone al primo posto, davanti ai coriacei Tu Quoque. La classifica racconta equilibrio al vertice e i Mica ora fanno paura. E lo fanno con stile, Mica Pizza e Fichi.
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