Non è una partita, è un’abbuffata di contrasti. La prima gara della serata si gioca con il termometro – a detta dei presenti – oltre i limiti dell’umano, tra lingue penzoloni, borracce evaporate e il profumo di salsiccia che sale dalla Griglia del Galeone. Lo si capisce subito che non sarà una gara da ritmi vertiginosi: il primo tempo sembra un… boh. Di certo non una partita di Palo.
I Bafana? Mezzi in vacanza, rimaneggiati e forse pure spaesati. Ma in campo c’è comunque chi la sa lunga: Paccagnella fa il Paccagnella (che, da regolamento, significa “segna, sempre”) e la banda gialloverde (anche oggi in amaranto) si prende il vantaggio.
Dall’altra parte, l’Atletico Perniente indossa la sua versione più fedele al nome. Ma un faro nella nebbia c’è, e si chiama Martin Mattia: palista di razza, talento silenzioso con il piede che fa poesia. Il suo primo palo – al 21’ del primo tempo – è roba da museo. Si vocifera che la Commissione Stile lo stia già incorniciando come Miglior Palo del Torneo.
Nel secondo tempo i Bafana sembrano in controllo: salgono sul 4-1 e la pratica pare archiviata. Ma l’Atletico ha un sussulto d’orgoglio, ancora con Martin in cattedra, che ne piazza altri due e riapre tutto. Finale incandescente, con due occasioni clamorose per il pareggio: palo sfiorato e mani nei capelli, ma il destino stavolta fischia tre volte.
In classifica, i Bafana salgono a 6 e agganciano i Calli in vetta al girone, con lo scontro diretto ancora da vivere. Atletico ancora a secco, ma con questo spirito (e con Martin così), il discorso qualificazione è tutto fuorché chiuso.
Minuto di silenzio anche qui, in un campo carico d’attesa e significato. Poi la parola passa ai Pali. E parlano forte. Certo, quando vedi scendere in campo Tridello, Ruzza & co. contro Rossetto, Afi, Ruzza (nel tanto attesissimo derby di famiglia) e compagnia Dura, capisci subito che non sarà una serata normale. Un derby dal sapore epico, vissuto come una semifinale, con tutto il peso della storia su entrambi i lati. E per un tempo, i Sassi riescono persino a tenerlo in piedi.
Il primo lampo è di Rossetto Andrea, che apre le danze con la stessa eleganza che contraddistingueva il padre (campione della prima edizione del TdP). Poi, dal nulla, il boato: Gnudi Giacomo, tira fuori il colpo che riporta i Sassi in parità. E a inizio ripresa, doppietta di Tridello e rimonta completata. Ma poi...
Poi i Duri decidono che è ora di fare sul serio. Afi si scrolla la ruggine, Kadisi raddoppia, e da lì in poi è un assolo granata: Ruzza Davide, Calore, Nalon, ancora Calore. Una sinfonia da giostra del palo, diretta con la freddezza dei campioni in carica. I Sassi, onore a loro, hanno giocato. Hanno lottato, si sono sbattuti, hanno acceso gli spalti come non si vedeva da tempo. E per un tempo ci hanno creduto. Ma la realtà è che dall’altra parte c’era una macchina ben rodata, fatta di giocatori al picco della maturità palistica. Quando accelerano, fanno male.
I Duri volano a 6 punti, +8 di differenza, e staccano il biglietto per gli ottavi. I Sassi restano a zero, ma con i Gio Carioca si giocano un’ultima possibilità per entrare dalla porta delle migliori terze. Per farlo servirà vincere… e farlo bene. Il derby è finito, ma il torneo è ancora tutto da scrivere.
Anche in questa gara prima del fischio d’inizio c'è stato spazio per il silenzio. Un minuto solo, ma denso, come certi ricordi che sono riaffiorati tra i presenti. Poi però si gioca….
E si gioca forte. I Subo entrano in campo con le cuffiette ancora calde dai voli EasyJet del weekend europeo, eppure sembrano scesi da una capsula criogenica: lucidi, famelici, inesorabili. Gio Carioca, invece, sembra aver lasciato la testa e le gambe altrove. Il risultato? Una delle prestazioni più rotonde nella lunga e gloriosa storia della banda di Marinaro & Co.
È un palo-party tutto Subo, con una lista di marcatori da far tremare i calcolatori del torneo: Mbida (4), Mazzucato (3), Marinaro (2), Bordin, Cecconi, Decina, Ponchia, Varotto… manca solo la mascotte. L’unico momento in cui i Gio Carioca riescono a far alzare la voce ai pochi irriducibili sugli spalti è quando Benzara (tripletta d’orgoglio) colpisce per due volte in rapida successione. Ma è solo un’illusione: la valanga granata li travolge con ritmo costante.
Niente da fare per i gloriosi reduci dell’epopea 2018: i Subo sono un fiume in piena e questa volta i carioca ci annegano dentro. Onore comunque a chi ha lottato fino in fondo, a chi non si è arreso nemmeno sul -9, e a Pasuto, autore del quinto timbro finale. In classifica, Subo in testa a 6 punti e già qualificati con un piede e mezzo nei quarti. Gio Carioca a zero, ma con la possibilità concreta di centrare un ripescaggio come miglior terza… se batteranno i Sassi e se il dio del Palo avrà voglia di essere dalla loro parte
Una serata d’estate, che dovrebbe essere sinonimo di spensieratezza, si apre con un minuto di silenzio che sa di rispetto e malinconia. E poi… beh, poi i Calli partono come se fosse una semifinale. E forse, per intensità e cinismo, dal loro punto di vista lo è davvero.
I Poeti? Forse pagano i troppi versi letti sotto i palchi dello Sherwood o qualche sonetto di troppo recitato sotto il sole di Sottomarina. Quello che è certo è che entrano in campo con la testa altrove, e quando se ne accorgono... hanno già preso cinque legnate. Il primo tempo è una sinfonia a tinte beige (o color tortora, o forse un bianco lavato male… mistero irrisolto il colore della maglia dei Calli), diretta da Tommaso La Paglia (Pallone d’Oro 2024), con un’orchestra composta da Grieco (3 pali), Berti (vecchia scuola, solito tocco di famiglia… e non ci riferiamo a Lisa) e Bellucco (che in questo torneo segna con la regolarità di un orologio svizzero con inflessione padovana).
Nella ripresa, i Calli si limitano a gestire, con la consapevolezza di chi sa di avere in tasca il biglietto per la seconda fase. Ai Poeti va detto, almeno, l’onore delle armi: Cattelan e Iuliucci, vecchie penne del Palo, evitano il cappotto e salvano la dignità.
Il risultato? Un 8-2 che parla chiaro. I Calli volano a 6 punti, +10 di differenza reti, e si candida a pieno titolo come una delle migliori prime dei gironi Expert. I Poeti, invece, restano a quota zero, con la sensazione che le metafore servano solo se seguite dai pali. Per passare, ora serve un’impresa vera contro l’Atletico Perniente… e magari anche l’intervento benevolo di qualche congiunzione astrale nei calcoli della miglior terza.
In un torneo dove l’unico cartone ammesso è quello della birra, i Palooney Tunes si presentano in cinque contati, con più spirito che fiato, e provano comunque a far girare la pellicola. Ma alla lunga, il fisico chiama il conto e il Deportivo Lo Stanzino porta a casa una vittoria sudata, nervosa, ma tutto sommato meritata.
Apre subito le danze Calore Giovanni, che mette la firma al primo minuto, come a dire “noi ci siamo, e pure in anticipo”. I Palooney, però, rispondono con personalità: Ragusa Giuseppe e il solito Cardinale Mattia confezionano due lampi che fanno sperare in una serata ispirata.
Nella ripresa esce la gamba, e a farla pesare è Lazzarato Riccardo, classe 2000, ma DNA ‘92: il ragazzo prende appunti dal padre Giuseppe e ne riscrive il copione con una doppietta da stropicciarsi gli occhi. Accanto a lui, Pace Davis e Zanetti Simone fanno il loro dovere con l’efficienza di chi al Palo ci ha già lasciato calli e gloria. I Palooney non mollano mai, ma pagano a caro prezzo la corta rotazione e qualche sbavatura di troppo, godono di un Autopalo e di un Cardinale che ci prova fino alla fine, doppietta e anima, ma non basta per strappare alemno il golden post. Mister Schiavon, prende appunti con la matita della speranza: c’è talento, c’è cuore… ma serve ossigeno.
Il Deportivo parte bene, con un mix interessante tra gioventù incosciente e volpi esperte: la squadra gira, vince e convince. Se mantengono la fame e la calma, possono fare strada. I Palooney, invece, devono ritrovarsi: il feeling tra i pezzi c’è, ma manca il collante. Urge tornare alle origini, magari con qualche rinforzo che magari domenica ha preferito il mare alla partita.
Si dice spesso che il Palo è questione di esperienza. Ma poi arriva una banda di liceali con l’adrenalina in tasca e scompagina il manuale: i Cicloni, col vento in poppa e le ginocchia fresche, travolgono i Colpiti Da McKinley per 5-2, mettendo in mostra tutto il repertorio dell’irruenza adolescenziale. Il primo tempo si gioca più a strattoni che a ritmo: i giovani menano, i veterani incassano e cercano il varco giusto. Ma tra una protesta e un fallo a centrocampo, si perdono l'occasioni d’oro di portarli al tiro franco. E allora i Cicloni ringraziano: Pivato apre le danze con un lampo e Marinaro raddoppia poco dopo con l’aria di chi a furia di prendere appunti dagli zii Subo ha imparato a memoria la sinfonia del gol.
Nella ripresa la tempesta non si placa: Corti Mario, Pastore Ludovico e Mangiaracina Elia si alternano nel colpire e affondare. È un diluvio senza tempo, con i Colpiti che arrancano come naufraghi, e solo nel finale – quando la barca ormai affonda – Gusso Daniele e Gusso Davide trovano due reti che salvano l’onore di famiglia. Tra i Colpiti, Conte Federico è l’ultimo a mollare la presa: accarezza il campo con tocco e visione, gioca una partita di alta scuola... ma gli manca il bersaglio grosso. Per consolarsi, si rifugia nella spiritualità di un vassoio di cotolette extra-large per asporta, sperando che almeno quelle non colpiscano il palo del microonde una volta a casa.
I Cicloni sono giovani, sì, ma non sprovveduti. Hanno voglia, gamba, e quella sana incoscienza che ti fa entrare duro e uscire col sorriso. Si divertono, corrono, segnano: chi li affronta, è avvisato. Non saranno i più ordinati, ma se li lasci respirare, ti ribaltano. I Colpiti, invece, sono il Palo che resiste. Hanno il peso della storia, l’orgoglio delle casacche cucite con le mani dei fondatori, ma devono rimettere benzina nel motore e lucidità nel pressing. Non bastano il pedigree e i curriculum: qui si gioca a viso aperto, ovviamente nulla è perduto
CHICCHELINI
2 - Banzato Sebastiano
2 - Cianci Giuseppe
4 - Friso Alessandro
1 - Markarian Onig
1 - Moscato Matteo
PINKO PALO
1 - Lazzarato Giuseppe
1 - Nwokeafor Franklin
Platea gremita, aria da prima della Scala (ma con più zanzare). Il Torneo di Palo, si sa, è teatro. E ieri sera il sipario si è alzato su uno di quegli spettacoli che non dimentichi facilmente: Chicchelini in versione circo del gol asfaltano i Pinko Palo con un impietoso 10-2 che lascia poco spazio ai giri di parole.
La serata è cominciata nel segno della nostalgia, con il rientro in campo – dopo ventisei lunghissimi anni – di un nome che fa venire il groppo in gola ai cultori del Palo anni '90: Tomasin Federico, classe 1981, eleganza antica e passo da ex che non ci sta a fare il figurante. E se l’anagrafe comanda, lui risponde presente. In tribuna non partela standing ovation, solo perchè tutti hanno in mano un bicchiere di birra, e sarebbe un problema. Altra standing se la sarebbe meritata un altro signore del tempo: Lazzarato Giuseppe, entrato nel libro dei record come il più esperto (non diremo mai “più vecchio”) calciatore mai sceso in campo al TdP. Lui risponde con un gol, che suona come una carezza ai posteri.
Ma il cuore della cronaca è un monologo firmato Chicchelini. Si parte al 2’ con Moscato Matteo, poi è show time per Friso Alessandro, che decide di esplorare tutte le forme dell’esultanza segnando una tripletta già nel primo tempo. I Pinko Palo sembrano spettatori paganti: poca pressione, tanta filosofia. E i Chicchelini, giustamente, li trattano da bersagli. Nel secondo tempo c’è gloria per Banzato, Cianci, Markarian… una parata di nomi e pali (nel senso lato), mentre i Pinko reagiscono con orgoglio: Nwokeafor e appunto Lazzarato trovano due reti che sanno di dignità. Ma è come raddrizzare un quadro già andato in fiamme.
Chicchelini partono in pompa magna. Mentre Mr Mocellin, riflette su come registrare la retroguardia dei Pinko, che questa sera ha ballato parecchio.
Alla prima del Girone F, le due formazioni più fresche del torneo (la carta d’identità qui non mente) si danno appuntamento sotto un sole impietoso. Rumapali e Goderecci di Tosa si conoscono, si temono e non vogliono di certo sfigurare davanti al loro numeroso pubblico.
Il copione iniziale è di quelli scritti da uno sceneggiatore iperattivo: Baran Alessio decide di fare tutto lui e nel giro di un minuto – al 10’ e all’11’ del primo tempo – firma una doppietta da attaccante consumato, anche se per l’età ipotizziamo che alle 22.30 debba essere già a casa…non un minuto di piu’. I Rumapali, con quel mix irresistibile di entusiasmo e anarchia tattica, si esaltano. Il pubblico pure, ma vaga in cerca di ombra e di ossigeno. Ossigeno che sembra mancare a Toffanin Samuele che entra in modalità karateka spaesato con una mossa che nemmeno a “Mai dire Banzai”. L’arbitro estrae il primo rosso del torneo e inaugura così la rubrica “gesti atletici che NON insegnano alla scuola calcio” e poi tutti negli spogliatoi
La ripresa si apre con la zampata di D’Alessandro Lorenzo, che porta i Ruma sul 3-0 dopo appena 60 secondi. Sembrerebbe il preludio a una passeggiata… e invece, come spesso accade in questi incroci tra adolescenti dal sangue caldo, comincia un altro film. Toffanin Riccardo accorcia subito, poi Butucel Alessandro ci crede davvero e riapre tutto. I Goderecci comunque restano aggrappati alla partita. Ma è Bruno Giulio, a trovare il 4-2. Inutile, seppur spettacolare, la seconda rete di Toffanin Riccardo al 23’. Finisce 4-3 per i Rumapali, che si godono l’esordio con il sorriso. A bordo campo, Tosarello Matteo – presidente e giocatore dei Goderecci – mastica amaro e riflette: dov’è il problema… ci pensa un attimo e si dirige al BarH ad ordinare una birra….ottima tecnica per vederci chiaro.
TU QUOQUE
1 - Calovi Nicolò
2 - Esposito Mattia
1 Teolato Marco
1 Toffanin Davide
MICA PIZZA & FICHI
1 - Bagagiolo Sebastiano
2 - Pittetti Lorenzo
2 - Zabeo Marco
Chi è venuto per vedere una sfida tra esordienti e semi-esordienti… è meglio che si sieda e prenda appunti. Perché Tu Quoque e Mica Pizza & Fichi, alla prima del loro girone F, mettono in scena un match che ha tutto tranne che l’aria del “primo turno”. Sembra una semifinale.
I Tu Quoque, squadra rivelazione dell’anno scorso, entrano con la leggerezza di chi ha già sorpreso tutti e ora gioca per il gusto di farlo ancora. Dall’altra parte, i Mica Pizza & Fichi, nati sulle ceneri nobili dei PSGennaro ma con dentro tante faccie nuove e voglia di stupire.
Dopo pochi minuti, è Bagagiolo Sebastiano a rompere l’equilibrio: palo. Ma Esposito Mattia, che in campo sembra più un predestinato che un debuttante, la raddrizza subito, e poi tocca a Calovi Nicolò – ormai habitué del Palo serio – mettere la freccia: 2-1 Tu Quoque.
Nel secondo tempo, sale in cattedra Toffanin Davide e quando anche Teolato Marco mette il suo timbro, il 4-1 sembra il segnale che il match possa andare in archivio. Ma mai, mai dare per finiti i Mica Pizza & Fichi. Pittetti Lorenzo entra con la faccia di chi ha calcato parecchi campetti a sud del Po e si capisce subito che non è venuto a fare tappezzeria. Gli bastano pochi minuti per iscrivere il suo nome nel tabellino, poi lo ribadisce con la seconda firma: doppietta secca e partita riaperta, come solo i vecchi mestieranti sanno fare e poi ci pensa Zabeo Marco, classe e veleno in egual misura, mette la parità: 4-4. Esposito non ci sta, 5-4. Ma ancora Zabeo – decisamente on fire – la pareggia con il gol del 5-5 e manda tutti ai supplementari, sotto gli occhi di un pubblico incredulo e divertito.
Nei dieci minuti extra, succede tutto tranne un palo. E questo, al Torneo di Palo, è un evento raro. Finisce così in pareggio. E chi c’era sa di aver visto una delle partite più belle di questa edizione. Forse non c’è un vincitore, ma una cosa è certa: queste due squadre ci faranno divertire a lungo.
MALA DEL FORCE
1 - Breveglieri Andrea
1 - Parpajola Marco
1 - Sartori Luigi
RATTI PAULI
1 - Amato Stefano
1 - Cestaro Giorgio
1 - Pastore Nicolò
1 - Pipitone Giuseppe
Atteso come uno dei match più caldi della giornata, il derby tra Mala Del Force e Ratti Pauli si è consumato al di sotto delle apettattive, lasciando in bocca quel sapore da minestra riscaldata il poco (e questo ha dell’incredibile) pubblico presente. I Mala, apparsi opachi e forse ancora ubriachi di ricordi (oltre che di Ipa), si sono presentati come chi ha già dato l’anno scorso — quel famoso 8-0 rifilato ai topi — e adesso fatica a ritrovare stimoli. È qui che deve intervenire Mister Reballato, se vuole portare avanti i malavitosi. L’avvio illude: Breviglieri Andrea fa il suo dovere e sembra voler bissare la goleada 2024. Ma bastano pochi minuti per capire che i Ratti, a dispetto del nome, quest’anno non rosicchiano più le briciole. Sono tornati con una rosa “ripulita” e Pastore Nicolò riporta il punteggio in equilibrio e poi sul gong del primo tempo, è Pipitone Giuseppe a trovare l’angolo giusto per il 2-1 Ratti e da qui in poi, il match prende un’altra piega.
Nella ripresa, i Mala partono a testa bassa e Parpajola Marco li rimette in carreggiata all’8’ con un palo chirurgico: 2-2. Ma è una gioia che dura poco. Tre minuti dopo, al minuto 11, il nuovo acquisto Amato Stefano, all’esordio assoluto al TdP, fa 3-2 per i Ratti. Palo e presentazione positiva al 16’ ci pensa Cestaro Giorgio a dare l’impressione di aver chiuso i giochi con il 4-2. Ma i Mala(ndrini) hanno un ultimo sussulto di orgoglio (o di birra): Luigi Sartori, apparso visibilmente dimagrito (si vocifera per una combinazione di dieta forzata e scarsi introiti al BarH), si inventa il 3-4 finale al 23’, troppo tardi per rimettere davvero in discussione la partita.
Nel post gara, clima più da festa patronale che da rivalità, con Birre a fiumi grazie a Colizza. Si ride, si beve, e soprattutto si nota una cosa: i Ratti Pauli, nonostante le epurazioni e le polemiche di inizio estate, sembrano più squadra dell’anno scorso. Più leggeri, più compatti. Forse non più ratti, ma roditori da corsa.
CALLI
1 - Armellin Luca
3 - Bellucco Carlo
2 - Grieco Giacomo
1 - La Paglia Tommaso
2 - Papi Diego
ATLETICO PERNIENTE
E pensare che gli Atletico Perniente, un po’ per tradizione e un po’ per convinzione, sognavano il girone Over: quello delle caviglie scricchiolanti, dei gel antidolorifici e dei tempi che furono. E invece, niente da fare: la quinta età media complessiva non basta per sedersi al tavolo delle squadre più stagionate. E allora non resta che pedalare. Peccato che dall’altra parte ci siano i Calli: squadra di giovani, affamati, e con un tasso tecnico che negli ultimi due anni li ha spinti fino in semifinale.
Dopo appena qualche giro di orologio, si capisce l’antifona: sarà lunga. Bellucco Carlo, sempre più leader e sempre più incisivo, apre il tabellino con la sicurezza di chi sa esattamente cosa deve fare. Martin Mattia prova a rispondere da solo, con la solita generosità che lo accompagna, ma è il caos a prendersi la scena: in mezzo, un autopalo rocambolesco che Gege Tuzio prova disperatamente a intestarsi (“L’ho toccata io, arbitro!”), ma l’arbitro non abbocca e lascia il suo tabellino immacolato.
Nel frattempo, la sfortuna bussa alla porta dell’Atletico: Zin Marcello, glorioso baluardo che dà forfait già nel pre-partita. Infortunio, saluti e arrivederci. Senza di lui, contenere l’uragano Calli è impresa ardua. e così La Paglia, Grieco, Armellin, Papi viaggiano sulle ali dell’entusiasmo e ogni attacco è un dramma per l’Atletico.
Martin, però, è l’ultimo a mollare: segna una tripletta che sa di orgoglio e testardaggine, lottando come un Highlander del Palo. Ma ormai è troppo tardi. I Calli non solo colpiscono, ma lo fanno con stile: sembrano sapere a memoria ogni movimento, ogni incastro, ogni spazio da occupare. Nel finale, ancora Bellucco a referto e poi Durante, che salva l’onore (tendenzialmente il suo) con un palo che profuma di nostalgia e malinconia.
Fischio finale, e a terra resta un Atletico stanco ma fiero, mentre i Calli si confermano per quello che sono: squadra vera, organizzata, affamata, concreta.
Un avviso a tutte le altre: attenzione, questi corrono forte e sognano di andare lontano.
SASSI
SUBO
1 - Autopalo
1 - Cecconi Mattia
1 - Marinaro Carlo
2 - Mbida Jean
1 - Varotto Luca
Da una parte i Subo, memoria collettiva del torneo, compagine-mito, dall’altra i Sassi, squadra guidata da fuori dal talismanico Michelino.
Pronti via, e Carlo Marinaro fa 0-1 con la naturalezza di chi non ha mai saltato un’edizione. Poi, come se non bastasse, arriva un autopalo beffardo che sembra dire: “Stasera, Sassi non ce n’è” . Il 3-0 lo firma Mbida Jean come sempre elegante, preciso, inesorabile.
I Sassi però, con l’orgoglio che li contraddistingue, trovano un varco nell’inerzia: Gnudi Giacomo accorcia e riaccende i decibel del pubblico, disturbando perfino gli avventori del BarH, intenti a sorseggiare la birra in modalità “pilota automatico”.
Il secondo tempo comincia con un cambio d’aria. Qualcuno sussurra che Don Piercla abbia predicato ai suoi via messaggio vocale: non sappiamo se sia vero, ma Camassa Andrea accorcia le distanze con un palo che sa di redenzione. 2-3. E poco dopo Tridello Tommaso, con lo sguardo di chi non ha paura di niente (nemmeno di affrontare i Subo), firma il pareggio: 3-3. Rimonta completata? Macché.
I Subo non sono nati ieri. In un amen, Cecconi Mattia riorganizza le gerarchie: 3-4. Poi di nuovo Mbida Jean, che fa doppietta con una naturalezza spaventosa. Infine Varotto Luca, che mette la parola fine con il 3-6 definitivo, mentre i Sassi — generosi, ma logori — si ritrovano con le cartucce scariche e la fionda spezzata. Un risultato forse bugiardo per come s’era riaperta, ma che dice una cosa chiara: i Subo, quando decidono di girare la chiave, restano una macchina da Palo che viaggia come un diesel di lusso. I Sassi? Hanno cuore, colpi e voglia. Ma stavolta… hanno tirato la pietra controvento.
BAFANA BAFANA
POETI
1 - Turatti Silvio
1 - Villani Gennaro
Era l’ultima della serata, ma sembrava la prima per intensità. Se le sono date — sportivamente parlando — senza risparmiarsi. I Bafana Bafana, squadra dal DNA vincente, hanno mostrato da subito perché in tanti li temono al sorteggio. I Poeti, invece, sono entrati in campo con un’energia che sapeva più di assalto che di lirica. Più Ginsberg che Leopardi, più grinta che rima baciata (al palo si fa anche cultura!)
Il primo tempo è stato un monologo a tinte gialloverdi: Antonello Elia, in stato di grazia, ha messo subito le cose in chiaro, mentre Scarani Filippo ha confermato che se c’è da scrivere la storia del Palo, lui ha già pronta la penna. Si va al riposo sul 3-0, con i Poeti che sembrano più nervosi della metrica di una sestina.
Nel secondo tempo, però, i Poeti si rifanno vivi. Ma non con la dolcezza dei versi… piuttosto con l’irruenza di chi vuole cambiare la trama con un colpo di scena. Turatti e Villani trovano due pali che accorciano e riaccendono qualche speranza. Ma è una fiammata breve. I Bafana ricominciano a macinare gioco, con Paccagnella Matteo che mette un punto fermo, un autopalo che allarga il margine, e infine Bazzolo Francesco, che chiude la pratica con autorità.
I Poeti ci hanno provato, anche troppo. Ma a volte la foga non fa rima con il risultato. E quando ti trovi davanti una Bafana così lucida, così compatta, così dannatamente Palo-pronta, puoi solo prenderne atto e ripartire dalla prossima. Il campo ha parlato chiaro. I Bafana Bafana, quando carburano, sembrano ballare su un ritmo che gli altri devono ancora imparare. I Poeti? Hanno cuore, hanno orgoglio… ma stavolta, l’unico verso che rimane è quello della resa.
SCAINARI
2 - Corvetti Claudio
1 - Galeazzo Andrea
1 - Zaka Ervis
PAL IN DROMO
2 - Gobbo Tommaso
2 - Kreko Egi
1 - Selmin Mattia
Un classico senza tempo. E senza capelli. Il pubblico del Cristo Re ha avuto il privilegio di assistere a una partita che profumava di leggenda, come un vecchio Subbuteo tirato fuori dalla cantina. In campo, più esperienza che in tutti i CV presenti su LinkedIn messi insieme. Una gara dove ogni tocco sa di amarcord e ogni palo pare uscito da una VHS del 2004.
A rompere gli indugi ci pensa Gobbo Tommaso, fresco di barbiere (solo per la barba, ché di capelli non si parla da qualche lusto). Segna l’1-0 per Pal In Dromo e pare ancora ispirato dalle sue ultime Coppe del Nonno. Ma Corvetti Claudio, il terminale offensivo degli Scainari , non ci sta. Segna il pari con uno sguardo che dice: "Io a Palo ci giocavo prima che tu arrivassi qui a fare il fenomeno." Gobbo se la ride e segna di nuovo: doppietta personale e carta fedeltà già timbrata per l’estate. Ma la partita è apertissima: Galeazzo Andrea ristabilisce la parità con il 2-2, e poi Zaka Ervis – con il suo inconfondibile stile da finalizzatore silenzioso – completa la rimonta Scainari. All’intervallo, tra un sorso di birra e una stretta al polpaccio, il tabellone dice 3-2 Scainari.
Nel secondo tempo cambia la sceneggiatura, ma non gli attori: Kreko Egi, monumento del Torneo e Pallone d’Oro quando le maglie erano di cotone spesso, timbra il 3-3 con la calma di chi sa. Ma Corvetti non ha ancora finito: firma il 4-3 e porta di nuovo avanti gli Scainari. Sembra fatta. Ma il finale è da thriller. Ancora Kreko Egi, ancora letale: 4-4. Poi, tra una scivolata e l’altra, ecco spuntare Selmin Mattia, sudato come se avesse corso il Camino de Santiago. Il suo palo gela tutto: 5-4 Pal In Dromo. Fischio finale tra crampi, pacche sincere e scambi di Voltaren in zona panchina. I Pal In Dromo la portano a casa con la forza del passato… e una sorprendente lucidità presente.
DURI
2 - Afi Ayoub
1 - Calore Edoardo
GIO CARIOCA
1 - Buompane Michele
1 - Conte Sebastiano
Il match di cartello della serata si consuma nel Girone C, quello dei campioni. I Duri, detentori del titolo, fanno il loro esordio contro i sempre amati Gio Carioca, squadra elegante, tecnica, ma talvolta troppo fragile nei momenti decisivi.
Parte forte Gio Carioca, che sorprende tutti con un palo firmato da Conte Sebastiano, uno dei volti meno noti ma subito incisivo. Ma i Duri, come da copione, sono cinici e letali: Afi Ayoub, già capocannoniere nel 2023 e 2024, mette in chiaro che quest’anno non è venuto a scherzare. Segna il pari e nella ripresa piazza la doppietta personale, portando il punteggio sul 2-1.
Poi entra in scena Calore Edoardo, che con il suo stile “eleganza & muscoli” infila il 3-1. I Gio non mollano, Buompane Michele accorcia, ma non basta. Finisce 3-2: i Duri iniziano come avevano finito — vincendo.
Unica nota stonata? La sensazione che i Gio abbiano dato tutto troppo presto. Ma se Carrossa e De Lorenzis si accendono davvero… può ancora succedere di tutto.
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BEERS & BEARS
1 - Comelli Alessandro
1 - Giordani Claudio
1 - Gobbo Stefano
SOTTO IL SALONE
1 - Berto Davide
1 - Di Lenna Marco
1 - Esposito Alberto
1 - Paluello Nicola
Al fischio d’inizio della prima partita del Girone A, le rughe del tempo e i calli dell’esperienza si stringono la mano. La formazione dei Beers & Bears — composta da veri monumenti del TdP come Badain Diego, Gobbo Stefano e Giordani Claudio — affronta un Sotto Il Salone meno quotato sulla carta, ma che ha nelle vene giocatori con un curriculum da far tremare anche un notaio: Paluello Nicola e Esposito Alberto in primis, con tante finali negli annali e tanta voglia di zittire le statistiche.
Il match si apre proprio con Esposito, chirurgico come non mai, che sblocca la partita e dimostra che i treni perduti si possono anche rincorrere. A ruota arriva Paluello, che continua a fare ciò che gli riesce meglio da 25 anni: colpire pali. I Beers & Bears reagiscono con classe, e Gobbo Stefano e Giordani Claudio siglano il 2-2 che manda le squadre al riposo.
Nel secondo tempo, però, i giovani (degli anni 90) del Sotto Il Salone alzano il volume: Di Lenna Marco e Berto Davide firmano un doppio colpo che stordisce i Beers. Comelli, da leader silenzioso, prova a riaprire i giochi, ma non basta: finisce 3-4.
Primi tre punti per il Sotto Il Salone, che scatta avanti e sogna il passaggio del turno. I Beers? Più birra che orsi, ma mai darli per spacciati.
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La finale del Torneo di Palo tra Tu Quoque e Duri si è rivelata un incontro epico, ricco di colpi di scena e emozioni. La partita è iniziata con Tu Quoque che ha mostrato una notevole organizzazione e controllo del gioco, imponendosi fin dai primi minuti. Il gioco è proseguito su ritmi elevati, con Tu Quoque che ha continuato a mantenere la pressione e la partita dalla loro parte. La tensione in campo era palpabile, con entrambe le squadre che cercavano di imporre il proprio ritmo. Con solo una manciata di minuti rimasti sul cronometro, sembrava che Tu Quoque potesse gestire il vantaggio fino alla fine. Tuttavia, i Duri avevano altre idee. Davide Ruzza ha preso il controllo della situazione, dimostrando grande determinazione e abilità riuscendo a ribaltatare il risultato, portando i Duri in vantaggio per 5-4. Poi arriva anche l'ultimo palo della partita, sancendo il risultato finale di 6-4 a favore dei Duri. La squadra, guidata da un Ayoub e Ruzza inarrestabili, ha così conquistato il titolo, lasciando Tu Quoque a riflettere su una finale che avevano quasi in mano.
La finale ha mostrato tutto il meglio del Torneo di Palo, con partite combattute fino all'ultimo secondo e una dimostrazione di abilità, strategia e passione. Complimenti ai Duri per la vittoria e a Tu Quoque per aver reso la finale un evento indimenticabile.
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